top of page

Xenia Muratova e la miniatura

Giusi Zanichelli, Università di Salerno (Italia)

Xenia Muratova e la miniatura. In: Letture Muratoviane III. Atti del Colloquio Internazionale (Napoli, 28-30 settembre 2017). Studi in memoria di Xenia Muratova, a cura di Rita Giuliani = Третьи Муратовские Чтения.Материалы международной конференции (Неаполь, 28-30 сентября 2017 г.). Сборник научных статей памяти К. М. Муратовой / состав. и редактор Рита Джулиани, Lithos, Roma, 2021, pp. 23-26.


Era a proprio agio ovunque, aveva amici in ogni paese e aveva studiato manufatti in tutti i musei e le biblioteche del mondo; questo carattere cosmopolita si rifletteva nell’abbigliamento, che non seguiva nessuna moda prestabilita, ma si configurava come una sua innegabile scelta individuale, di grande e raffinato effetto, che le permetteva di muoversi agevolmente in qualunque contesto. Il mio primo incontro con Xenia fu casuale e avvenne alla fine degli anni Ottanta nella sala consultazione manoscritti della Biblioteca Palatina di Parma; Xenia era intenta a studiare e fotografare il manoscritto Palatino 5, uno dei piu importanti evangeliari prodotto a Bisanzio nell’XI secolo e ogni tanto sussurrava le proprie considerazioni fra se e se, in italiano, con una voce sommessa in cui si avvertiva nettamente il sottile ricordo della musicalita della lingua russa e dell’uso continuato e professionale di quella francese. La sua attenzione si soffermava non tanto sulle miniature a piena pagina o sui complessi motivi decorativi, ma sulle coppie di animali affrontati che ornavano il bordo superiore del codice; fu questo particolare che mi forni la definitiva prova che mi trovavo di fronte alla piu celebre studiosa dei bestiari medievali. Il suo interesse per la miniatura aveva radici lontane, risaliva alla tesi di dottorato di Nikodim Kondakov, discussa a Mosca nel 1876, poi pubblicata in francese (Paris 1886 e 1891) come Histoire de l’art byzantin considere principalement dans les miniatures, pubblicazione che fu poi fondamentale per gli studi del diretto maestro di Xenia, Viktor Lazarev, che aveva esteso il metodo di ricerca anche all’ambito occidentale, affiancando al metodo iconografico kondakoviano quello stilistico-culturale, fondato sul principio che l’attivita estetica sia la piu alta manifestazione dello spirito umano. Seguendo questi maestri Xenia rielaboro in modo nuovo e originale gli insegnamenti ricevuti, dando vita a una visione di ampio respiro in cui si annullano i confini fra Oriente e Occidente per arrivare a ricostruire il singolo fenomeno artistico come sintesi irripetibile di stimoli provenienti dal contesto storico e sociale che lo ha generato e nel sistema di relazioni stratificate dalla tradizione e degli scambi. Il metodo di approccio all’opera d’arte si caratterizza per la duttilita nell’impiego di meditate e via via modificate metodologie di ricerca, affinate dalla profonda conoscenza della storiografia storico-artistica; libera da problematiche meramente estetiche e formali, Xenia Muratova si e ben presto rivolta all’analisi del linguaggio delle forme simboliche e della mistagogia, affascinata dalla ricchezza semantica dell’immagine medievale, cui ha dedicato gran parte della sua brillante carriera scientifica. Su questa base Xenia ha considerato il sistema decorativo di ogni manoscritto non semplicemente come un insieme di immagini organizzate in sequenze ricorrenti e collegate alla tipologia del testo, ma come un sistema comunicativo complesso e multimediale da analizzare nella sua interezza e con diversificati approcci critici al fine di comprenderne la stratificata polivalenza semantica. Sotto questo aspetto i bestiari offrivano un ricco campo di indagine, costituendo una summa divulgativa delle conoscenze naturalistiche tramandate dall’Antichita al Medioevo, che le aveva reinterpretare in senso religioso, moralizzatore, allegorico e didattico. Non a caso i suoi primi studi, che coincidono con il suo trasferimento in Italia, sulle orme di Kondakov e, soprattutto, del celebre prozio, Pavel Muratov, vertono sul tema “Adamo da il nome agli animali” (1977) e sul Physiologus (1980); in questi saggi predomina l’idea della continuita storica, dello sviluppo sistematico dell’umanita, regolato dallo spirito, che trova nel fenomeno artistico il processo culturale atto a visualizzare l’attesa del miracolo e la sua contemplazione, espressione di valori spirituali e simbolici. Ma Xenia iniziava anche a indagare i bestiari piu tardi, come quello di Guillaume le Clerc (1978) e di Philippe de Thaon (1981), e in queste indagini trapela l’impronta sociologica della scuola storica francese, in dialogo con le sue scelte professionali che l’avevano portata ad insegnare presso l’Universite de Paris X (1981-1987) e poi in quella di Rennes II. In questo contesto il mondo animale e considerato come un ricco repertorio di exempla per i predicatori e di lettura per nuovi livelli di laici, appartenenti a diverse classi sociali, diventando in Inghilterra un raffinato libro per la corte, come indicano i codici di Oxford (1983, 1985) e di Aberdeen (1985, 1993), a lungo studiati e criticamente editi. Il suo interesse si estese in seguito allo studio del sistema di trasmissione dei modelli, testuali e pittorici, sia nell’ambito di famiglie di codici all’interno delle botteghe dei miniatori, sia in relazione ad altri media, ad esempio le tappezzerie (1987), la scultura (1987), i mosaici (2002). L’ingresso di Xenia nella Societe Internationale Renardienne, con cui collaboro attivamente ed entusiasticamente nell’ultimo ventennio della sua vita, la sensibilizzo ad una gamma piu ampia di problematiche, quelle connesse agli aspetti comici e satirici dell’epopea animale narrata dalle favole e dai fabliaux, ponendola di fronte a fonti alternative, anche orali, come i proverbi, esperienza che sara alla base del suo raffinato saggio sugli elementi decorativi in margine alla tappezzeria di Bayeux (2005). La scoperta di un nuovo codice del Bestiaire d’amour di Richard de Fournival, conservato nella collezione Tencher, forni a Xenia (2005) un ulteriore elemento per approfondire il tema della raffigurazione animale nel Medioevo, anche se sempre piu l’interesse per l’immagine del periodo romanico diventa il centro della sua ricerca, che si sofferma particolarmente sul lento confluire di sviluppi locali, germogliati sulle rovine degli imperi sovrannazionali del IX-X secolo, in un unico linguaggio europeo capace di condurre per visibilia ad invisibilia; in questo dibattito il ruolo dell’immagine libraria acquista un ruolo sempre piu ampio all’interno di una societa che espande l’alfabetizzazione (2002, 2005). Sul piano personale Xenia condivise con Lazarev, oltre che gli anni formativi della giovinezza, due propensioni: la prima e la dedizione al lavoro, l’amore per lo studio e la ricerca e la capacita di lavorare a lungo e intensamente, come lamentava frequentemente Antoine Succar, il secondo consorte, compagno fedele degli anni parigini; la seconda e l’amore per la vita, per gli incontri, le conversazioni, le lunghe serate di musica e parole, di ricordi e riflessioni. La ho incontrata spesso nel corso dell’ultimo trentennio, in convegni, biblioteche, teatri lirici, ristoranti e ricordo la sua disponibilita, anche dopo una lunga giornata di lavoro, per un aperitivo o per una cena in qualche locale caratteristico. Contrariamente all’amore incondizionato per Roma, Parigi, ove pure risiedette per quasi quarant’anni, le suscitava reazioni contrastanti, alternativamente di affetto e di insofferenza, mentre nella sua bella casa di rue Vital a Passy si accatastavano con ritmo vertiginoso volumi di storia dell’arte, cataloghi di mostre e quadri russi, passione che condivise anche con Antoine. Prima di sedersi a tavola, bisognava spostare pile di libri, mentre Antoine cucinava e Xenia completava la preparazione mettendo tra le stoviglie di famiglia delicate figurine o suppellettili di porcellana o argento acquisite nelle sue continue peregrinazioni. A Parigi frequento attivamente il circolo degli intellettuali russi espatriati fra i quali contava numerosi amici, come Irina Šostakovič, la terza moglie del famoso compositore; ma a Mosca ritornava spesso, specialmente negli ultimi tempi, per concretizzare il suo progetto relativo al Centro Pavel Muratov, cosi come a Londra, ove era sistematica frequentatrice della Warburg Library; i rari momenti di vacanza invece erano trascorsi nella tranquilla Mentone. Roma restava pero la citta piu amata, sia per il suo ruolo incontrastato di cerniera fra mondo antico e Medioevo, fra passato e presente, crogiuolo ove tutto confluisce e tutto si trasforma, ma anche per i ricordi: quelli di Pavel Muratov, che rievocava durante le lunghe passeggiate tra via del Babuino e via Sistina, quelli del primo matrimonio con Franco Miele e del circolo di poeti, artisti antiquari che aveva frequentato con le lunghe discussioni sull’arte figurativa e astratta, quelli dei vari soggiorni compiuti sistematicamente negli anni e degli amici incontrati. D’estate Xenia amava i ristorantini all’aperto, con i tavolini allineati lungo la strada, ove ordinava immancabilmente il suo piatto preferito: gli spaghetti alle vongole; spesso bisognava camminare a lungo per ritrovare un locale di cui non ricordava perfettamente l’indirizzo, ma di cui aveva un preciso ricordo basato sulle persone con cui aveva cenato. Negli ultimi anni dai ricordi del passato la conversazione ritornava ben presto al suo grande progetto per il futuro, il Centro Pavel Muratov; questo piano di lavoro, con i tre convegni organizzati con passione ed entusiasmo, la ha accompagnata negli ultimi anni, nel nome di quella continuita culturale tra passato e presente che ha studiato per tutta la sua vita e che ha lasciato come eredita per il futuro.

bottom of page