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Xenia Muratova e la miniatura
Giusi Zanichelli

La prima impressione che si aveva conoscendo Xenia Muratova era la sua grande
cultura e la sua dimensione internazionale:

era a proprio agio ovunque, aveva amici
in ogni paese e aveva studiato manufatti in tutti i musei e le biblioteche del mondo;
questo carattere cosmopolita si rifletteva nell’abbigliamento, che non seguiva nessuna
moda prestabilita, ma si configurava come una sua innegabile scelta individuale,
di grande e raffinato effetto, che le permetteva di muoversi agevolmente in
qualunque contesto. Il mio primo incontro con Xenia fu casuale e avvenne alla fine
degli anni Ottanta nella sala consultazione manoscritti della Biblioteca Palatina di
Parma; Xenia era intenta a studiare e fotografare il manoscritto Palatino 5, uno dei
piu importanti evangeliari prodotto a Bisanzio nell’XI secolo e ogni tanto sussurrava
le proprie considerazioni fra se e se, in italiano, con una voce sommessa in cui si
avvertiva nettamente il sottile ricordo della musicalita della lingua russa e dell’uso
continuato e professionale di quella francese. La sua attenzione si soffermava non
tanto sulle miniature a piena pagina o sui complessi motivi decorativi, ma sulle coppie
di animali affrontati che ornavano il bordo superiore del codice; fu questo particolare
che mi forni la definitiva prova che mi trovavo di fronte alla piu celebre
studiosa dei bestiari medievali.
Il suo interesse per la miniatura aveva radici lontane, risaliva alla tesi di dottorato
di Nikodim Kondakov, discussa a Mosca nel 1876, poi pubblicata in francese (Paris
1886 e 1891) come Histoire de l’art byzantin considere principalement dans les miniatures,
pubblicazione che fu poi fondamentale per gli studi del diretto maestro di
Xenia, Viktor Lazarev, che aveva esteso il metodo di ricerca anche all’ambito occidentale,
affiancando al metodo iconografico kondakoviano quello stilistico-culturale,
fondato sul principio che l’attivita estetica sia la piu alta manifestazione dello spirito
umano. Seguendo questi maestri Xenia rielaboro in modo nuovo e originale gli insegnamenti
ricevuti, dando vita a una visione di ampio respiro in cui si annullano i confini
fra Oriente e Occidente per arrivare a ricostruire il singolo fenomeno artistico
come sintesi irripetibile di stimoli provenienti dal contesto storico e sociale che
lo ha generato e nel sistema di relazioni stratificate dalla tradizione e degli scambi.
Il metodo di approccio all’opera d’arte si caratterizza per la duttilita nell’impiego di
meditate e via via modificate metodologie di ricerca, affinate dalla profonda conoscenza
della storiografia storico-artistica; libera da problematiche meramente estetiche
e formali, Xenia Muratova si e ben presto rivolta all’analisi del linguaggio delle forme
simboliche e della mistagogia, affascinata dalla ricchezza semantica dell’immagine
medievale, cui ha dedicato gran parte della sua brillante carriera scientifica.
Su questa base Xenia ha considerato il sistema decorativo di ogni manoscritto
non semplicemente come un insieme di immagini organizzate in sequenze ricorrenti
e collegate alla tipologia del testo, ma come un sistema comunicativo complesso e
multimediale da analizzare nella sua interezza e con diversificati approcci critici al
fine di comprenderne la stratificata polivalenza semantica. Sotto questo aspetto i
bestiari offrivano un ricco campo di indagine, costituendo una summa divulgativa
delle conoscenze naturalistiche tramandate dall’Antichita al Medioevo, che le aveva
reinterpretare in senso religioso, moralizzatore, allegorico e didattico. Non a caso
i suoi primi studi, che coincidono con il suo trasferimento in Italia, sulle orme di
Kondakov e, soprattutto, del celebre prozio, Pavel Muratov, vertono sul tema
“Adamo da il nome agli animali” (1977) e sul Physiologus (1980); in questi saggi
predomina l’idea della continuita storica, dello sviluppo sistematico dell’umanita,
regolato dallo spirito, che trova nel fenomeno artistico il processo culturale atto a
visualizzare l’attesa del miracolo e la sua contemplazione, espressione di valori
spirituali e simbolici. Ma Xenia iniziava anche a indagare i bestiari piu tardi, come
quello di Guillaume le Clerc (1978) e di Philippe de Thaon (1981), e in queste indagini
trapela l’impronta sociologica della scuola storica francese, in dialogo con
le sue scelte professionali che l’avevano portata ad insegnare presso l’Universite
de Paris X (1981-1987) e poi in quella di Rennes II. In questo contesto il mondo
animale e considerato come un ricco repertorio di exempla per i predicatori e di
lettura per nuovi livelli di laici, appartenenti a diverse classi sociali, diventando in
Inghilterra un raffinato libro per la corte, come indicano i codici di Oxford (1983,
1985) e di Aberdeen (1985, 1993), a lungo studiati e criticamente editi. Il suo interesse
si estese in seguito allo studio del sistema di trasmissione dei modelli, testuali
e pittorici, sia nell’ambito di famiglie di codici all’interno delle botteghe dei miniatori,
sia in relazione ad altri media, ad esempio le tappezzerie (1987), la scultura
(1987), i mosaici (2002). L’ingresso di Xenia nella Societe Internationale Renardienne,
con cui collaboro attivamente ed entusiasticamente nell’ultimo ventennio
della sua vita, la sensibilizzo ad una gamma piu ampia di problematiche, quelle
connesse agli aspetti comici e satirici dell’epopea animale narrata dalle favole e
dai fabliaux, ponendola di fronte a fonti alternative, anche orali, come i proverbi,
esperienza che sara alla base del suo raffinato saggio sugli elementi decorativi in
margine alla tappezzeria di Bayeux (2005).
La scoperta di un nuovo codice del Bestiaire d’amour di Richard de Fournival,
conservato nella collezione Tencher, forni a Xenia (2005) un ulteriore elemento per
approfondire il tema della raffigurazione animale nel Medioevo, anche se sempre
piu l’interesse per l’immagine del periodo romanico diventa il centro della sua ricerca,
che si sofferma particolarmente sul lento confluire di sviluppi locali, germogliati
sulle rovine degli imperi sovrannazionali del IX-X secolo, in un unico
linguaggio europeo capace di condurre per visibilia ad invisibilia; in questo dibattito
il ruolo dell’immagine libraria acquista un ruolo sempre piu ampio all’interno di
una societa che espande l’alfabetizzazione (2002, 2005).
Sul piano personale Xenia condivise con Lazarev, oltre che gli anni formativi della
giovinezza, due propensioni: la prima e la dedizione al lavoro, l’amore per lo studio
e la ricerca e la capacita di lavorare a lungo e intensamente, come lamentava frequentemente
Antoine Succar, il secondo consorte, compagno fedele degli anni parigini;
la seconda e l’amore per la vita, per gli incontri, le conversazioni, le lunghe
serate di musica e parole, di ricordi e riflessioni. La ho incontrata spesso nel corso
dell’ultimo trentennio, in convegni, biblioteche, teatri lirici, ristoranti e ricordo la
sua disponibilita, anche dopo una lunga giornata di lavoro, per un aperitivo o per
una cena in qualche locale caratteristico. Contrariamente all’amore incondizionato
per Roma, Parigi, ove pure risiedette per quasi quarant’anni, le suscitava reazioni
contrastanti, alternativamente di affetto e di insofferenza, mentre nella sua bella casa
di rue Vital a Passy si accatastavano con ritmo vertiginoso volumi di storia dell’arte,
cataloghi di mostre e quadri russi, passione che condivise anche con Antoine. Prima
di sedersi a tavola, bisognava spostare pile di libri, mentre Antoine cucinava e Xenia
completava la preparazione mettendo tra le stoviglie di famiglia delicate figurine o
suppellettili di porcellana o argento acquisite nelle sue continue peregrinazioni. A
Parigi frequento attivamente il circolo degli intellettuali russi espatriati fra i quali
contava numerosi amici, come Irina Šostakovič, la terza moglie del famoso compositore;
ma a Mosca ritornava spesso, specialmente negli ultimi tempi, per concretizzare
il suo progetto relativo al Centro Pavel Muratov, cosi come a Londra, ove era
sistematica frequentatrice della Warburg Library; i rari momenti di vacanza invece
erano trascorsi nella tranquilla Mentone.
Roma restava pero la citta piu amata, sia per il suo ruolo incontrastato di cerniera
fra mondo antico e Medioevo, fra passato e presente, crogiuolo ove tutto confluisce
e tutto si trasforma, ma anche per i ricordi: quelli di Pavel Muratov, che rievocava
durante le lunghe passeggiate tra via del Babuino e via Sistina, quelli del primo matrimonio
con Franco Miele e del circolo di poeti, artisti antiquari che aveva frequentato
con le lunghe discussioni sull’arte figurativa e astratta, quelli dei vari soggiorni
compiuti sistematicamente negli anni e degli amici incontrati. D’estate Xenia
amava i ristorantini all’aperto, con i tavolini allineati lungo la strada, ove ordinava
immancabilmente il suo piatto preferito: gli spaghetti alle vongole; spesso bisognava
camminare a lungo per ritrovare un locale di cui non ricordava perfettamente l’indirizzo,
ma di cui aveva un preciso ricordo basato sulle persone con cui aveva cenato.
Negli ultimi anni dai ricordi del passato la conversazione ritornava ben presto al
suo grande progetto per il futuro, il Centro Pavel Muratov; questo piano di lavoro,
con i tre convegni organizzati con passione ed entusiasmo, la ha accompagnata negli
ultimi anni, nel nome di quella continuita culturale tra passato e presente che ha studiato
per tutta la sua vita e che ha lasciato come eredita per il futuro.

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