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Il mio lungo viaggio con Xenia e Pavel Muratov
Georges de Canino

... Noi verremo alla luce.
Un giorno o l’altro
il sole del crepuscolo
ci chiamera alla finestra…
(Boris Pasternak, I padri)

La ‘galassia Russia’ appare in centinaia di citta come stelle e pianeti in cui spaziano
foreste, fiumi, laghi, steppe, isole di spirali e ammassi cosmici nelle moltitudini di
popolazioni diverse, lingue e religioni, in vastita territoriali eccezionali. Per queste
ragioni la storia russa, la Russia, il popolo russo hanno vissuto cicli epocali complessi
negli ultimi secoli. Tante sono state le personalita che hanno formato la Russia nelle
sue radici secolari, affrontando travagli indicibili, attraverso i quali hanno preso vita
la lingua, la poesia, la letteratura, l’arte sublime delle icone, dalle sue iconostasi
come cancelli tra il cielo e la terra russa, alla scienza, alla musica, ai teatri, all’architettura
antica di legno, alle chiese austere e colorate dei giocattoli popolari, alle
stampe popolari delle fiere che raccontano fiabe, in cui giocano marionette umane
con animali fantasiosi, in un oceano umano fatto di distese infinite. Tra queste personalita
d’eccezione figura Pavel Pavlovič Muratov, che fu storico dell’arte, collezionista,
scrittore, viaggiatore, funzionario dello Stato, ufficiale di artiglieria,
fondatore di musei statali, nel periodo in cui crollava l’impero dei Romanov e nasceva
lo stato sovietico, tra la rivoluzione democratica di febbraio 1917 e il colpo di
stato dello stesso anno, organizzato dai bolscevichi dando vita ad anni atroci di
guerra civile.
L’Occidente non ha mai riconosciuto l’eccezionale rapporto vitale che ha la Russia
con l’Europa. La Russia e piu occidentale che orientale. L’esempio e l’opera di Pavel
Muratov rappresentano, in sostanza, un arco solido tra l’Ovest e l’Est. Per Muratov
l’Italia era irrinunciabile, per la sua arte, per la storia dell’arte, la storia delle sue
citta e dei Comuni, la storia dei grandi banchieri e dei suoi collezionisti. L’Italia,
con un passato che continua ad alimentare il mondo con il Rinascimento. La storia
delle personalita, dei Maestri che si sono affermati in secoli di cambiamenti e di
* san.mieli53@gmail.com – artista, Roma
1 Traduzione di A. M. Ripellino.
rinnovamento, e diventata oggetto di studio e di interesse filosofico. Muratov e stato
il pensatore e il filosofo della storia dell’arte italiana.
Pavel Muratov seppe guardare e conoscere l’Italia non da visitatore colto, ma da
conoscitore, per ripercorrere il tempo della nascita dei capolavori. Seppe leggere e
capire le contraddizioni della modernita sociale e della politica dell’Italia post-unitaria.
Idealmente, egli si colloco tra passato e presente per poter viaggiare da studioso
in un presente comprensibile e razionale (Tav. 8).
Gia da Pietro il Grande, gli occhi della Russia beneficiarono delle scoperte tecnologiche
occidentali nella costruzione della modernita. Le radici dell’antica Russia,
la Rus’, si erano incrociate con l’arte italiana del Rinascimento. Architetti italiani
vennero chiamati per costruire i simboli della Russia moderna e del suo potere, ne
e un esempio la Cattedrale della Dormizione (1475-1479), la grande chiesa del Granducato
di Moscovia nel cremlino di Mosca. L’architetto Aristotele Fioravanti non
fu il solo ad essere invitato a Mosca. Seguirono, tra gli altri, lo scultore Carlo Bartolomeo
Rastrelli e il figlio Francesco Bartolomeo, tra i primi a progettare i palazzi
imperiali. Francesco Rastrelli disegno il Palazzo d’inverno a San Pietroburgo, residenza
ufficiale dei Romanov fino al 1917 e per breve tempo sede del governo provvisorio
di Aleksandr Fedorovič Kerenskij, forse il primo ebreo capo di un governo
della Russia moderna e democratica. Giacomo Antonio Domenico Quarenghi realizzo
opere grandiose che eguagliarono le costruzioni architettoniche degli architetti
che lo avevano preceduto. Egli e stato riconosciuto universalmente come l’erede del
genio Andrea Palladio. Altri architetti, scultori, pittori, scenografi, musicisti, maestri
di danza, cantanti d’opera, attori italiani si trasferirono in Russia dove operarono
per gli Zar. Un rapporto solido e consolidato nel tempo, che si arricchi e approfondi
nella Russia imperiale. Dopo il 1917 scese il silenzio sulla Russia, cessarono i rapporti
con gli artisti italiani e l’Italia. L’ultimo artista italiano ad essere invitato a San
Pietroburgo fu lo scultore Pietro Canonica, artista celebrato dalle corti reali d’Europa,
fantastico e raffinato esecutore di ritratti, in marmo e bronzo, anche della famiglia
imperiale russa; da non mancare, una visita al museo Pietro Canonica a Villa
Borghese, un’isola ‘russa’ nel cuore della capitale.
L’Arca russa. Sul finire degli anni Settanta ero amico di Bruno Grieco, figlio di
Ruggero o Ruggiero, uno dei dirigenti del Partito Comunista Italiano, antifascista,
in esilio, prima in Francia e poi in Russia, il quale lavorava per Radio Mosca, ragion
per cui la famiglia Grieco visse la resistenza russa durante il drammatico assedio di
Mosca da parte delle truppe tedesche. Fu proprio Bruno a presentarmi Xenia Michajlovna
Muratova. Bruno Grieco e stato un giornalista e scrittore, uomo politico
di sinistra, considerato un ‘intellettuale di sinistra’, amava definirsi ≪personaggio
non omologabile≫. Per diversi anni responsabile culturale per il teatro della direzione
del P.C.I., si e spento a Roma nel 2005. Xenia in quel tempo viveva tra Mosca e Parigi,
insegnava storia dell’arte medievale. Era nata a Mosca il 25 novembre 1940, in
quegli anni l’antisemitismo tornava in Unione Sovietica come ai tempi degli Zar.
Xenia aveva vissuto a Roma, aveva sposato un artista italiano, Franco Miele, studioso
delle avanguardie russe dell’inizio secolo. L’incontro con Xenia fu voluto e
organizzato da Bruno Grieco poiche avevamo parlato dello zio ‘antenato’ della sua
amica russa, lo storico dell’arte e scrittore Pavel Muratov, vissuto per anni a Roma
e in Italia.
Muratov aveva collaborato con Mario Broglio, artista avanguardista futurista,
pittore, critico d’arte, giornalista, mercante d’arte e anfitrione, fondatore nel 1918
della rivista metafisica ≪Valori plastici≫. La mia passione per la pittura e l’arte avevano
scatenato una febbre che non mi permetteva altro che dipingere. Frequentavo
l’Accademia di Belle Arti di Roma. In precedenza mi ero iscritto al Liceo artistico
di corso Vittorio Emanuele, per un anno avevo errato nella Francia del Sud, soggiornando
a Marsiglia, ospite di mia nonna materna. Al rientro a Roma mi ero
iscritto all’Istituto d’Arte di via del Frantoio. Tra i miei insegnanti voglio ricordare
il Direttore Maestro Enzo Rossi e la mia insegnante di Lettere Maria Teresa Benedetti.
L’avvocato Demetrio Bonuglia, intimo di Filippo De Pisis, curava da anni gli interessi
di Edita Broglio, fu lui a parlarmi di lei quale artista russa. Un’altra persona
che ebbi la fortuna di conoscere e stata Ol’ga Resnevič Signorelli, intellettuale e
medico di spicco della Roma degli anni Venti, arrivata a Roma nel 1906, in seguito
alle repressioni zariste contro gli anarchici, laureata in medicina. Prestava la propria
opera professionale in un ambulatorio finanziato da una principessa russa – Nadine
Helbig Šachovskaja – per i poveri di Trastevere. Ol’ga e Angelo Signorelli, suo compagno
di vita, furono presi entrambi dalla passione per il collezionismo, lui per i
quadri antichi e lei invece, grazie alla mentalita aperta e alle sue esperienze avanguardistiche,
amava i cubo-futuristi russi e italiani. Amica di Rodin, che ospito a
Roma, mecenate di Filippo De Pisis. Amica e biografa di Eleonora Duse. Quando
vide i miei disegni e lesse le mie poesie mi consiglio caldamente di scrivere a Edita
Broglio. La ≪Fiera letteraria≫ pubblico in quel periodo una serie di articoli della storica
dell’arte Sandra Orienti sulla storia di ≪Valori plastici≫ e alcune interviste importanti
sulla nascita della rivista e della casa editrice.
Il ritorno all’‘ordine’, non come significato e valore, ma come nuova avanguardia.
Erano gli anni 1972-1973, gli articoli di Sandra Orienti mi consentivano di affacciarmi
su una storia ignorata, non insegnata, mentre gli storici di quegli anni (di formazione
marxista) ponevano riserve e gravi perplessita sulla rivista fondata da Mario
Broglio e dalla sua compagna russa, l’anarchica aristocratica Edita (Edita Walterowna
von Zur Muehlen).
Edita era nata nell’Impero russo, nella provincia baltica, a Smiltene, in Lettonia,
nel 1886. Discendente, da parte di padre, da una famiglia di origine teutonica, e di
madre francese. Lo zio paterno Raymund era un famoso cantante lirico internazionale
a cui venne proibito di cantare in Germania, a causa delle ire antisemite che l’imperatore
Guglielmo II aveva scatenato contro l’interpretazione dell’opera sacra Christus
di Anton Rubinstein. Raymund dono alla piccola Edita un’edizione del libro Cuore
di Edmondo De Amicis in tedesco, la bambina fece una promessa a se stessa, da
adulta sarebbe andata a vivere nel paese dove esiste una legge del cuore e brilla il
sole. Si trasferi a Konigsberg e quindi a Berlino nel 1905, dopo la violenta repressione
zarista, in seguito alle rivolte studentesche e ai disordini popolari. Ando poi a Parigi
e di li giunse definitivamente a Roma. Partecipo a due edizioni della “Secessione romana”,
nel 1913 e 1914. Si stabili uno studio in via Flaminia, al numero 122, dove
risiedevano giovani artisti dell’avanguardia. Si rifugio ad Anticoli Corrado a lavorare
nella comunita internazionale degli artisti. Nel 1914 cesso di ricevere dalla Russia
una rendita che gli permetteva di vivere. Con lo scoppio della Prima guerra mondiale,
inizio una grave crisi economica che la porto sul lastrico e ad una grave depressione.
Per necessita, nel 1917 si presento ad un annuncio pubblicato sui giornali, un produttore
e un regista cercavano una giovane attrice per un provino. Il regista e il produttore
erano Anton Giulio Bragaglia, geniale fotografo e regista futurista e l’amico
Mario Broglio, intellettuale e artista vicino ai futuristi. Il provino ando benissimo, al
punto che il regista e il produttore chiesero a Edita che formazione teatrale avesse
seguito in Russia. Edita da quel momento fu presa sotto l’ala protettrice di Mario
Broglio. I loro destini si erano congiunti per l’arte. Edita riusci a ritagliarsi un ruolo
rilevante in ≪Valori plastici≫ a favore degli artisti russi. Sulla rivista avrebbe stroncato
l’arte di propaganda e di produzione sovietica nell’articolo Commenti sull’arte russa
pubblicato sul numero 1 del 1921 di ≪Valori plastici≫, nella terza annata della rivista.
Il vento della Russia delle avanguardie. Gli artisti russi che Edita sostenne sulla rivista
e nelle edizioni d’arte, le monografie tascabili, ebbero grande diffusione, stampate
in quattro lingue: Alexander Archipenko, Ossip Zadkine, Marc Chagall. Muratov
avrebbe pubblicato presso l’omonima casa editrice di ≪Valori plastici≫ i volumi La
pittura bizantina nel 1928, l’anno successivo Frate Angelico (1929) e, nel 1931, in
collaborazione con le edizioni parigine Librairie Floury, La sculpture gothique.
Fu la stessa Edita a consegnarmi, nella primavera del 1976, cio che rimaneva dell’archivio
di ≪Valori plastici≫ dopo lunghi traslochi e perdite. Lo aveva destinato a
me tramite legato testamentario, ma preferi anticipare i tempi e affidarmelo di persona:
i documenti d’archivio erano ‘custoditi’ dentro casse ed enormi sacchi neri,
all’interno, affastellati, c’erano anche testi e lettere di Muratov. In seguito, questa
preziosa documentazione fu acquisita dallo Stato su segnalazione della soprintendente
Augusta Monferrini e affidata alla Galleria Nazionale di Arte Moderna.
Il mio primo incontro con Xenia e stato da lei ricostruito nel 2008 con queste parole:
Un autentico miracolo fu per me un incontro romano: un mio amico fraterno, italiano,2
mi presento un giorno un giovanotto riccioluto: “Xenia e russa”3 −, disse il mio amico.
Il giovanotto sospiro. “Io non conosco proprio nessun russo – disse lui. – So soltanto di
un famoso scrittore russo, Paolo Muratov”. Era Georges de Canino, colui che aveva scoperto
gli archivi di Mario Broglio e di ≪Valori plastici≫.4
Negli anni Ottanta, vedendo per la prima volta i manoscritti muratoviani in mio
possesso, Xenia rimase sorpresa e impressionata. Le consegnai manoscritti e dattiloscritti
perche potesse studiarli a Parigi. Successivamente, anni dopo, quando l’archivio
venne catalogato alla Galleria Nazionale di Arte Moderna, tornammo insieme
a rivedere i manoscritti, grazie alla cortesia della dottoressa Claudia Palma, responsabile
degli archivi storici. Solo allora Xenia si accorse che alcune varianti d’autore
dei testi muratoviani erano rimaste li, ancora inedite.
Xenia e stata una studiosa e una ricercatrice straordinaria, tenace. Nel 2012 l’aiutai
a costituire la “Liberassociazione Paolo Muratov” tramite l’amico collezionista avvocato
Fabrizio Lemme, studioso e raffinato generoso collezionista internazionale.
Xenia aveva fatto progetti grandiosi per il futuro di Muratov in Italia.
Il tempo e mancato, sono venute meno le possibilita di trasferire a Roma documenti,
cimeli, le collezioni di Pavel Pavlovič, conservate a Parigi e a Mosca, per dar
vita a Roma a un museo italiano dedicato a Muratov. C’e da chiedersi: dove andranno
a finire i tesori mutatoviani dell’eredita di Xenia?
I tempi attuali difficili e duri non danno credito alle speranze, ai sogni di Xenia.
Eppure nell’aria, in questa Roma di crisi e inquieta, sento il profumo di mughetti,
di una eta che non e d’oro, neppure d’argento. La luce di Roma e quella dei mosaici
bizantini, i profumi sono dei marmi e delle macerie antiche romane. Si sprigionano
ombre virtuali che ripetono le parole di Pavel Muratov, dal buio delle ombre rinasceranno
le incisioni di Piranesi. Xenia, amata dagli amici russi della sua infanzia,
dagli amici francesi e americani, italiani e romani, la ricordiamo per il suo essere
russa, europea, internazionale. Amarla in tempi futuri fino all’alba muratoviana.
2 Il riferimento e a Bruno Grieco.
3 In italiano nel testo,
4 K. M. Muratova, Nezrimoe prisutstvie [Una presenza invisibile], in Vozvraščenie Muratova. Ot
≪Obrazy Italii≫ do ≪Istorii kavkazskich vojn≫. Po materialam vystavki “Pavel Muratov – čelovek
Serebrjanogo veka” v Gosudarstvenom muzee izobrazitel’nych iskusstv im. A. S. Puškina 3 marta –
20 aprelja 2008 goda, pod obšč. red. G. I. Vzdornova, K. M. Muratovoj, M. 2008, p. 110. Traduzione
dal russo di R. Giuliani.

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